Il colibrì

Regia: Francesca Archibugi
Cast: P. Favino, K. Smutniak, B. Bejo, L. Morante, S. Albelli, N. Moretti

Trama

Marco Carrera è “il Colibrì”, un uomo che vive una vita di perdite e di amori sbagliati. La storia procede seguendo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un periodo a un altro. Da adolescente conosce in vacanza Luisa Lattes, una ragazza francese che trascorre le estati al mare. È amore a prima vista e, nonostante i due non avranno mai modo di stare insieme, Marco resterà per sempre innamorato di lei. La sua compagna di vita sarà, infatti, un’altra donna, Marina, con cui dopo il matrimonio andrà a vivere nella Capitale e dalla quale avrà una figlia, Adele. Tornato a Firenze, Marco incontrerà lo psicanalista di sua moglie, che gli insegnerà ad affrontare i cambiamenti, soprattutto quelli inaspettati della sua vita.

Recensione

Il Colibrì scritto e diretto da Francesca Archibugi e tratto dall’omonimo libro di Sandro Veronesi. Racconta la storia di Marco Carrera, dove la sua vita è quella di un perfetto colibrì, un uomo ancorato ad un amore del passato, che per tutta la sua esistenza cerca in tutti i modi di rimanere sulla medesima posizione, ma viene travolto dalla vita stessa, che, come le ali del piccolo uccellino sopracitato, lo sbalza in direzioni totalmente inaspettate e lo travolge rapidamente. Lui stesso è definito un colibrì per la sua delicatezza d’animo e la sua immobilità, aggrappandosi sempre agli stessi punti cardine, che però piano piano lo fanno rovinosamente cadere. Il lungometraggio, proprio perché segue pedissequamente il flusso vitale del protagonista, non è cronologico dal punto di vista narrativo e si muove agilmente tra passato, presente e futuro, dedicandosi a piccole scene di vita quotidiana, alle amicizie, ai dolori e ai rimpianti. Tutto si lega in una complessa trama dove apparentemente è tutto scollegato, ma in realtà ogni singolo attimo ha un peso preciso nell’esperienza di Marco. La regia, in particolare, riesce ad evocare, con un’attenzione millimetrica, le tante contraddizioni che albergano nell’essere umano, ponendo l’accento sul dolore che spesso l’uomo è costretto a subire. Proprio le sequenze più drammatiche, sono dirette dalla Archibugi con una delicatezza da manuale, lasciando parlare le emozioni e non la musica, gli oggetti, la spazialità, più che le parole; nel raccontare la semplicità con gli sguardi e i sentimenti, evidenziando il cuore dei vari personaggi. Tornando invece alla scrittura, la struttura caotica con frequenti balzi temporali è probabilmente la forma più adatta per presentare una storia di questo tipo, dove è importante sottolineare che i collegamenti impliciti della nostra vita non sono sequenziali e diretti, ma subiscono spesso dei giri a vuoto e si legano insieme anche dopo anni. D’altronde la perfetta metafora che Il Colibrì ci presenta è quella della figlia del protagonista, Adele (Benedetta Porcaroli la interpreta da ragazza), che immagina di avere dietro di sé un filo invisibile che la lega al padre. Un filo che, allargando gli orizzonti, ci unisce per l’appunto ad una rete complessa e interminabile di persone. Il cast perfetto, con una nuova grande interpretazione di Pierfrancesco Favino, ed un grande Nanni Moretti nelle vesti dello psichiatra.

Data

02/02/2023
06/02/2023

Orario

- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Lunedì: 16.00 - 18.30 - 21.15

Genere

Drammatico

Durata

126 minuti

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