Quando Hitler rubò il coniglio rosa

Quando Hitler rubò il coniglio rosa

Regia: Caroline Link
Cast: R. Krymalowski, M. Hohmann, C. Juri, O. Masucci, U. Werner

Trama

La storia vera di una famiglia nella Berlino del 1933. Hitler è salito al potere. Anna ha solo nove anni. Per sfuggire ai nazisti, suo padre scappa a Zurigo e tutta la famiglia lo segue poco dopo. Comincia la loro fuga attraverso l’Europa alla ricerca di un luogo sicuro dove stabilirsi.

Anna è costretta a lasciare tutto, compreso il suo amato coniglio rosa di peluche, e, insieme alla sua famiglia, dovrà affrontare una nuova vita piena di sfide e difficoltà, ma non senza speranza e perfino sorrisi.

Recensione

“Quando Hitler rubò il coniglio rosa” segue fedelmente il materiale letterario di partenza e non ne tradisce lo spirito, insegna ai bambini la tolleranza, la compassione umana e che famiglia è sinonimo di casa. La regista ha preferito muoversi sulla strada della fedeltà assoluta, anche perché il libro pubblicato nel 1971 racconta la storia dell’autrice Judith Kerr, che si è limitata a cambiare il proprio nome in Anna Kemper. E la stessa Kerr, che è morta nel 2019 all’età di 95 anni, a dare la sua benedizione alla sceneggiatura. Ciò significa che la scrittrice si è ritrovata nei personaggi e nelle situazioni di una bimba dai capelli ricci il cui coniglio di peluche altro non è se non l’innocenza perduta. E infatti il giocattolo resta a Berlino, pronto a diventare bersaglio di Hitler in persona. La regista sceglie di narrare la storia dei Kemper dal punto di vista di Anna, ciò le consente di muoversi fra il dramma e la leggerezza, fra l’entusiasmo per la novità e la consapevolezza di non avere più una patria. La piccola protagonista in questo senso è sveglia e capisce immediatamente che il nazismo fa rima con ottusità e crudeltà. Sa che si muore nei campi di concentramento e che si può diventare “bisognosi ” dall’oggi al domani. Nel film viene toccato anche il tema religioso, mentre in occidente si sta consumando la più grande tragedia del XX° secolo, la fede in Dio viene meno a favore della fiducia nella gratitudine umana, merce assai preziosa. Naturalmente è al padre di Anna che sono “affidati” gli argomenti più complessi del film, fra cui anche l’importanza della cultura e della libertà di pensiero, e una riflessione sulla condizione errante del popolo ebreo. Mentre il passaggio dalla Germania alla Svizzera è fugace, è più intensa la parte parigina dove la povertà dei Kemper è suggerita da una fetta di torta mangiata voracemente, dai tasti di un pianoforte disegnati su un pezzo di stoffa. E’ qui che si vede l’abilità di Caroline Link di suggerire un mood invece di gridarlo e di cogliere le suggestioni del quotidiano e dei dettagli. Purtroppo, però, la “confezione” è quasi sempre troppo perfetta, con una fotografia molto patinata che può andar bene quando Anna e i suoi sono a Berlino, ma che doveva magari essere più sporca nelle scene conclusive. La luce cambia, certo, ma la forma non si adegua abbastanza al contenuto, e il risultato è che qualche personaggio rimane distante. L’importanza di questo film risiede nella puntuale analisi del pregiudizio e nella difesa dei diritti dei bambini.

Data

06/10/2022
10/10/2022

Orario

- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Lunedì: 16.00 - 18.30 - 21.15

Genere

Biografico - Drammatico

Durata

119 minuti

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