Una famiglia vincente

Regia: Reinaldo Marcus Green
Cast: W.Smith, J.Bernthal, L.Schreiber, A.Ellis, S.Sidney, T.Goldwyn

Trama

All’inizio degli anni ’90, Richard Williams è un ex atleta che vive a Compton, in California, con la moglie Brandy, le tre figliastre e le sue due figlie naturali: Venus e Serena. Convinto che le sue ragazze diventeranno future campionesse del tennis, le allena tutti i giorni nei campi liberi del loro quartiere malfamato e visita instancabilmente i principali tennis club dello Stato per convincere le alte sfere del tennis a prendere le figlie sotto la loro ala. Insistente e autoritario, Richard guiderà e seguirà passo passo le carriere di Venus e Serena, arrivando a realizzare tutti i suoi sogni, anche a costo di perdere la stima della moglie.

Recensione

Film sportivo fino al midollo, con l’epica e la retorica motivazionale spinte oltre ogni limite. Il King Richard interpretato con bravura fisica e psicologica da Will Smith è il fulcro e la luce del film che, sia storicamente che cinematograficamente parlando, ha più volte (volutamente) oscurato le sue due figlie per concentrare su di sé l’attenzione, nonostante possa essere un grande McGuffin. Il motivo? Più facile di quanto si possa pensare: prima di volerle tenniste fenomenali (allenandole lui stesso, su di uno sudicio campo di quartiere), l’intemperante e velatamente arrogante Richard ha fatto di tutto per salvarle dalla strada, volendo poi mantenere in loro una forte umiltà e allontanandole dal pericolosissimo fuoco del successo precoce che ha bruciato in fretta giovanissimi ragazzi con un futuro probabilmente radioso. Con questa direzione chiara e dritta Una Famiglia Vincente, scritto da Zach Baylin, si fa pellicola dall’approccio essenzialmente classico, regalando al discusso e discutibile protagonista la figura di pater familias, disposto a tutto pur di portare alla grandezza atletica e umana Venus e Serena, che quando entrano in scena cambiano in parte la prospettiva del film, calandosi quasi a metà tra sport movie e coming-of-age. Perché se già il titolo scelto parla chiaro, facendo di papà Richard la colonna principale, sono però le due sorelle a mettere in moto la storia, coloro che davvero ci fanno entrare nel cuore della pellicola, enfatizzata da un’incessante soundtrack che alterna Nina Simone, Kenny Rogers, Wilson Pickett finendo poi per “esplodere” con la canzone originale che chiude il film, ovvero Be Alive di Beyoncé. Ma, dietro l’ingombrante figura di Richard e dietro il talento delle Williams, quello che funziona di più nel film di Green è la concezione sportiva focalizzata solo ed esclusivamente sul merito coltivato attraverso il sacrificio, il coraggio, l’abnegazione. Siamo agli inizi degli anni Novanta, lo sport stava cambiando (e il contratto milionario della Nike, rifiutato da Venus, riassume la situazione), le regole stavano per essere riscritte, ma restava comunque forte ed essenziale la centralità dell’atleta intorno al sistema sportivo-economico-pubblicitario che avrebbe poi trangugiato i valori fondamentali. Richard Williams questo cambiamento lo aveva capito meglio di tutti. Addirittura anticipando i primi allenatori delle Williams, ossia Paul Cohen e l’irresistibile Rick Macci, che invece puntavano immediatamente a farne delle campionesse, avendone subito carpito la bravura. Così, King Richard, oltre essere l’epopea di una famiglia che ha saputo vincere, è soprattutto un film sul talento. Valore da coltivare, accudire e difendere. Costi quel che costi.

Data

03/03/2022
07/03/2022

Orario

- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Lunedì: 15.45 - 18.30 - 21.15

Genere

Drammatico

Durata

144 minuti

Categoria

Incluso in abbonamento