Diabolik

Diabolik

Regia: Marco Manetti, Antonio Manetti
Cast: L. Marinelli, M. Leone, V. Mastandrea, C. Gerini, V. Scalera

Trama

Clearville, fine anni ’60. Dopo aver messo a segno un altro colpo, Diabolik riesce a sfuggire alla polizia dopo un inseguimento. L’ispettore Ginko, con la sua squadra, sta facendo di tutto per prenderlo ma fino a questo momento i suoi tentativi sono andati a vuoto. Intanto in città è arrivata Eva Kant, una ricca ereditiera cha ha con sé un diamante rosa, un gioiello dal valore inestimabile. Giorgio Caron, vice-ministro della Giustizia, è perdutamente innamorato di lei ma non è ricambiato. Una sera, Diabolik si introduce nella stanza dell’hotel di Eva per rubarle il prezioso diamante, assumendo l’identità del suo cameriere personale. Appena si vedono, scatta il colpo di fulmine. Il “Re del Terrore” però poi viene catturato dall’ispettore Ginko e portato in carcere e Lady Kant farà di tutto per farlo evadere e salvarlo dalla ghigliottina.

Recensione

Preparatevi a essere sorpresi, e spiazzati, da questo Diabolik, perché probabilmente è l’opposto di quel che tutti si aspettavano. Filologicamente correttissimo nei confronti del fumetto, dell’Italia e del cinema degli anni Sessanta, Diabolik è un film ultra-cinefilo, rigorosissimo, tutto di testa. I Manetti han voluto prendere il pubblico in contropiede: loro, registi di solito coloratissimi, musicalissimi, poppissimi, tutti pancia e istinto, qui il pop l’hanno messo proprio nel cassetto, dove lo stile è innegabile ma è uno stile composto e compunto, che desatura tanto i colori quanto le emozioni e la spettacolarità, nel quale le passioni e il desiderio che muovono i personaggi, sono vissute ed elaborate tutte interiormente. Uno stile perfettamente incarnato dall’impeccabile Ginko di Mastandrea, ma che si riflette in tutti gli altri personaggi. I riferimenti sono ovviamente quelli del cinema di genere di casa nostra di quel periodo (non manca, in alcune scene, un pizzico di gotico), ma anche quelli di un Alfred Hitchcock che appare come un faro assoluto. La più hitchcockiana di tutti, e non poteva essere altrimenti, in questo Diabolik dei Manetti è Eva Kant. Una Eva che è centro e motore di tutta la trama, che è una splendida donna che visse due volte, elegante come un’ereditiera americana in Costa Azzurra, un pezzo di ghiaccio bollente che conquista un austero e algido Diabolik al primo sguardo, e che col binocolo non guarda da una finestra sul cortile ma su una baia, la baia di Ghenf, e capisce che è arrivato il momento di entrare (di nuovo) in azione e aiutare il suo uomo, mica di star ferma a fare “la mogliettina”. Eva, anello (letteralmente) di congiunzione tra mondi, storie e personaggi; colei che fa vibrare il film e pure il Diabolik di Luca Marinelli, che pure vibra già da solo pure quando è costretto, ovvero quasi sempre, a essere maschera impassibile: perché quegli occhi e quel volto son vibratili e nervosi di natura, e non ci puoi fare niente, anzi, puoi sceglierlo proprio per quello. Un film volutamente anacronistico, sbucato dal passato,senza alcun ammiccamento vintage o postmoderno, che ti avvolge. I Manetti entrano nel mondo e nei tempi di Diabolik, anche grazie alla precisione scandita che mettono nelle scene in cui la tensione – dilatata – si fa sentire e a una capacità di racconto che tutto sommato fa scorrere lisci i 133 minuti del film.

Data

10/11/2022
14/11/2022

Orario

- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Lunedì: 16.00 - 18.30 - 21.15

Genere

Noir

Durata

133 minuti

In abbonamento

Incluso in abbonamento