L’ombra di Caravaggio

Regia: Michele Placido
Cast: R. Scamarcio, L. Garrel, I. Huppert, M.Ramazzotti, M. Molinari

Trama

Un uomo tormentato, trasgressivo e con un animo smosso da dissidi interiori, che lo hanno consacrato nel tempo come artista maledetto. È un ribelle Michelangelo Merisi, che si ritrova costretto alla fuga a causa di una vita spericolata o, in altri versi, troppo vissuta. Dopo la condanna a morte per aver commesso un omicidio durante una rissa, il pittore si dà alla fuga, a un’esistenza clandestina per evitare la pena capitale. Mentre cerca di passare inosservato agli occhi di chi potrebbe riconoscerlo, Caravaggio avverte sempre più la terribile ombra della decapitazione che gli
spetta ed è così che nelle sue opere iniziano a farsi largo soggetti condannati e una massiccia
presenza di teste mozzate.

Recensione

Tre secoli prima della sua invenzione, i quadri di Michelangelo Merisi da Caravaggio erano già cinema. Avevano dentro tutto quello che il cinema che amiamo ci regala: una storia forte, il movimento, le luci e le ombre, grandi protagonisti in primo piano e grandi comparse. E, ovviamente, grandi scenografie. L’idea di Michele Placido è quella di raccontare il grande pittore con la struttura dell’investigazione, un po’ quella di Quarto Potere, creando un personaggio, l’Ombra, che effettua un’indagine per conto del Papa. È un’ottima idea e il film è riuscito. Non è un’opera d’arte, ma un film sulle opere d’arte, e in questo senso è funzionale e propedeutico: non fa innamorare del film stesso, ma dell’arte immensa di Caravaggio.
Placido, nel suo film, vuole far capire, in modo semplice, come sono nate quelle opere d’arte, che cosa possiamo vederci dentro, il loro senso più intimo. Non è una cosa da poco, perché il cinema, quando racconta un personaggio, tende a concentrarsi sulla sua vita e raramente a farci capire il senso della sua arte. Per questo, L’ombra di Caravaggio, come film, non è un’opera d’arte, ma è un film sulle opere d’arte. È un buon film, che ha il pregio di essere perfettamente funzionale, diremmo propedeutico, allo studio e alla comprensione dell’arte di Caravaggio. Uscirete dalla sala non con la voglia di rivedere questo film, ma con quella di andare a farvi ipnotizzare e abbagliare dalle opere di Caravaggio. Ma quel che conta è che Michele Placido, da regista, ha messo da parte il suo ego, e, con umiltà, si è messo al servizio di Caravaggio e ha voluto valorizzare la sua arte. È un cinema crudo, brutale – ma era così la vita del tempo – che magari risulterà un po’ duro per chi è abituato a vedere Caravaggio solo attraverso i suoi quadri. La fotografia del film ha quella patina, quell’atmosfera, anche se non utilizza a pieno certi chiaroscuri e certe luci incidentali, marchio di fabbrica del pittore, che comunque ci sono in certe inquadrature. È un film che, a tratti, pecca di una recitazione troppo teatrale, troppo impostata, in alcuni attori. Ma non in quelli principali. Riccardo Scamarcio, ancora una volta sorprendente, si cala alla perfezione nel ruolo, bello e maledetto, e Isabelle Huppert è una dama che sembra uscita da un quadro e Gianfranco Gallo è un Giordano Bruno straordinario.

Data

06/04/2023
11/04/2023

Orario

- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Martedì: 16.00 - 18.30 - 21.15

Genere

Drammatico

Durata

120 minuti

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