Regia: Wim Wenders
Cast: K. Yakusho, T. Emoto, A. Nakano, A. Yamada, Y. Asô
Tokyo, oggi. Hirayama è un sessantenne giapponese che pulisce i bagni pubblici della città con attenzione meticolosa ai dettagli e dedizione certosina al suo lavoro. Ogni giorno segue la stessa routine: un’attenta pulizia personale prima e dopo quella dei bagni altrui, un’innaffiata alle piante che ha salvato dalla disattenzione cittadina, un panino al parco all’ora di pranzo. Lungo il suo percorso talvolta si ferma a osservare le piante che lo sovrastano scattando foto alle chiome, o fa uno spuntino presso qualche tavola calda. E ogni tanto fa qualche incontro: con Takashi, il ragazzo che rileva il turno pomeridiano di pulizia dei bagni, con una ragazza al parco, con un senzatetto scollato dalla realtà, con la proprietaria di un ristorante che gli riserva piccoli trattamenti di favore. Perfect Days racconta le “giornate perfette” di Hirayama come una quieta affermazione di dignità quotidiana.
L’ultimo film di Wim Wenders, senza particolari twist narrativi o colpi di scena racconta la vita di un uomo “invisibile”, una persona qualunque che fa un lavoro umile, persino degradante, ma che sembra aver raggiunto una serenità interiore inscalfibile. Certo poi qualche cosa succede e alcuni piccoli imprevisti mutano la routine tuttavia niente sconvolge la vita placida e metodica che Hirayama si è costruito. Non è certo un tema nuovo quello che Wenders tratta e non c’è nemmeno un’idea particolarmente brillante alla base del film. Anzi, di opere che celebrano lo stupore per le piccole cose e per la bellezza del quotidiano il cinema d’autore (e non solo) è pieno. “Perfect Days” invece, nonostante rischi talvolta di perdersi nella contemplazione dell’ordinario, riesce a non scolorirsi nei luoghi comuni e nelle banalità che questo tipo di cinema si porta dietro. Al contrario mantiene una grazia e una leggerezza che rendono questa storia sul tempo che passa ritmato da liturgie e abitudini che si ripetono sempre uguali, gradevole e persino commovente. Perché Wenders, che non si dimentica – e non ci fa dimenticare – di essere stato un grande, grandissimo regista, il senso del film lo rivela nelle pieghe del racconto. Sin dalla scelta della location, il Giappone, e del nome del personaggio principale, Hirayama, Wenders dichiara che l’ispirazione per il film arriva direttamente da uno dei grandi maestri del cinema nipponico (e mondiale), del quale cerca di riprendere il tipico stile essenziale e sottrattivo. Proprio come molti dei personaggi di Ozu inoltre, anche l’Hirayama di Wenders sembra accettare con serenità i problemi e le difficoltà della vita senza lasciare che i sensi di colpa, gli errori o le incomprensioni del passato intacchino il ménage che si è costruito. Ma è soprattutto un film di gesti, azioni, emozioni e passioni “Perfect Days”, di elementi cioè che molto più della narrazione e della trama riescono a creare suggestione. Come il modo in cui Hirayama svolge il suo lavoro, la passione che coltiva per la musica rock degli anni Sessanta e Settanta e fa sì che ogni viaggio in auto da e per il lavoro sia l’occasione per ascoltare un brano di artisti classici come Van Morrison, Lou Reed. Gli oggetti analogici (la macchina fotografica con il rullino, le musicassette, il cellulare con la tastiera) che rimandano a tempi, abitudini e usi ormai dimenticati: tutti dettagli che costruiscono un universo emotivo ben definito e che rispecchia con estrema precisione, ma in modo sottile, l’universo valoriale e sentimentale su cui Wenders vuole soffermarsi. Ecco, il mondo che più somiglia al Wim Wenders di oggi è proprio quello rappresentato in “Perfect Days”. Fatto delle sue esperienze, delle sue memorie e le sue passioni e di certo non più audace, innovativo e visionario come un tempo.
30-05-2024
03-06-2024
- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Lunedì: 16.00 - 18.30 - 21.15
Drammatico
123 minuti
Incluso in abbonamento