The Fabelmans

Regia: Steven Spielberg
Cast: M. Williams, P. Dano, S. Rogen, G. LaBelle, J. Hirsch

Trama

È una storia semi-autobiografica, basata sull’infanzia e l’adolescenza del regista Steven Spielberg e in particolare si ispira al periodo trascorso in Arizona. Il film racconta la storia di Sammy Fabelman, un ragazzo cresciuto tra l’Arizona e la California tra gli anni 50 e 60, che grazie all’amore di sua madre per la musica e il cinema, si appassiona anche lui alla settima arte. Il giovane scopre uno sconvolgete segreto familiare e si rifugia nella magia del cinema, che con il suo potere salvifico può aiutarlo a vedere la verità…

Recensione

La favolosa sequenza di apertura di The Fabelmans pone la prima pietra: davanti al grande schermo gli occhi del piccolo protagonista si spalancano di spavento e di meraviglia per l’incredibile scena di un treno che percuote in piena corsa una vettura sui binari. L’ossessione di quella scena non lo lascerà più e non smetterà di riprodurla in miniatura con la sua prima cinepresa. Comincia da qui The Fabelmans, puramente spielberghiano e radicalmente intimo.
Un film ad alto potere emozionale e ricco di ellissi che “colmano” una mancanza e ricostruiscono
quell’infanzia che il regista non ha mai smesso di reinventare nei suoi film. È una lettera d’amore di Spielberg ai suoi genitori, a sua madre in particolare, a cui il film è dedicato. L’autore è nel pieno possesso delle sue capacità, sereno e finalmente pronto a girare “il suo” racconto elegiaco e solare, attraversato da una felice malinconia. Spielberg è dappertutto, nella narrazione che scrive a quattro mani con Tony Kushner, e nella forma, meno apparentemente spettacolare e sensibilmente personale. Il regista firma un’autobiografia romanzata, un’introspezione, un dizionario enciclopedico dei temi e dei motivi che coltiva da più di mezzo secolo: i volti meravigliati dei bambini, occhi spalancati e bocche socchiuse, i dialoghi scritti come massime, la perdita del conforto domestico come trauma irrimediabile, il confronto dei mingherlini di genio coi bellimbusti idioti e quell’incredibile senso visivo che gli permette di inventare immagini folgoranti. Una su tutte: le mani di un bambino che si fanno schermo per accogliere delicatamente un frame tremante. Spielberg è tutto lì, “in un pugno” e in un film che affronta per la prima volta in maniera esplicita la sua infanzia. Niente alieni a deviare il racconto. Il regista esplora soprattutto le zone d’ombra perché sotto la gioia di vivere dei “favolosi Fabelmans”, si nascondono segreti e ferite. Centrato sul suo personaggio e sulla sua famiglia, i suoi eroi hanno uno spessore reale, una vera densità psicologica. Spielberg sottrae a sorpresa il suo destino dal contesto storico americano: inventa un Paese studio, senza guerra del Vietnam, senza minaccia nucleare o ossessioni per il comunismo, senza lotta per i diritti civili. La radio diffonde solo musica, i giornali non esistono. I costumi, che evolvono con la morale, passano per uno spinello che Sam rifiuterà di fumare. Il film è la testimonianza di un autore che ha dedicato la sua vita a una forma d’arte che credeva onnipotente e che oggi scopre fragile, una lezione di messa in scena che rivela il trucco del mestiere mentre esegue il “prestigio”. Il film si conclude con un irresistibile movimento della m.d.p. che svela l’orizzonte del nostro eroe. Il seguito lo conosciamo già e risuona tutto in quel nome, ben reale, che incide i titoli di coda. Monumento alla mitologia del suo autore, The Fabelmans non racconta che questo: come si diventa Steven Spielberg.

Data

18/05/2023
22/05/2023

Orario

- Giovedì: 18.15 - 21.15
- Lunedì: 15.30 - 18.15 - 21.15

Genere

Drammatico

Durata

151 minuti

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